Dopo lo Sciopero (di Franco Lavalle)

Franco Lo sciopero del 23 novembre è stato importante sul piano politico perché i medici hanno aderito in massa manifestando tutto il disagio di una professione per un SSN che se da un lato festeggia i suoi 40 anni dall’altro risulta in precarie condizioni per la scarsa attenzione che ha ricevuto in questi anni dalla stessa politica.

Data:
2 Dicembre 2018

Dopo lo Sciopero  (di Franco Lavalle)

Franco

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Lo sciopero del 23 novembre è stato importante sul piano politico perché i medici hanno aderito in massa manifestando tutto il disagio di una professione per un SSN che se da un lato festeggia i suoi 40 anni dall’altro risulta in precarie condizioni per la scarsa attenzione che ha ricevuto in questi anni dalla stessa politica. I sacrosanti diritti dei Cittadini, sanciti dall’art. 32 della Costituzione, sono a rischio per la esiguità delle risorse investite in Sanità.

E’ fondamentale investire risorse che garantiscano alla gente i vecchi ed i nuovi Lea ed un miglior funzionamento del sistema sanitario in generale.

Fondamentale è trovare le risorse per il rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro dei Medici, Veterinari e dei Dirigenti Sanitari che langue da 10 anni. Come pure è indispensabile inserire l’indennità di esclusiva di rapporto nella massa salariale, importante per i fini pensionistici, ed operarne un suo aggiornamento perché è ferma al valore istitutivo dell’anno 2000.

Un capitolo importante riguarda il blocco del turnover che ha portato alla riduzione delle piante organiche e ad una sempre minore presenza di medici negli organici degli ospedali producendo un gravissimo disagio lavorativo e fisico nei rimanenti colleghi in servizio. Medici oberati non solo dalla stressante attività lavorativa, che va ben oltre il consueto orario di lavoro per far fronte all’impegno professionale in favore dei ricoverati, ma da tutti quegli adempimenti amministrativi causati dalla ormai insostenibile burocratizzazione della sanità.

La carenza dei medici si attesta ormai al di sopra del 20% in ogni struttura ed occorre far presto a porvi riparo, anche in considerazione della media dell’età anagrafica che si attesta intorno ai 57 anni, se vogliamo fare in modo che il SSN sopravviva. Si prevede, infatti, che nei prossimi 5 anni almeno il 40% dei medici attualmente in servizio sarà pensionato.

Poi c’è il problema dei giovani laureati che non riescono ad entrare nelle scuole di specializzazione o nel corso di medicina generale. Si tratta di un numero che oscilla tra i 1500/2000 medici a cui vengono chiuse le porte del percorso formativo. Non riteniamo giusto che a questi giovani colleghi non sia garantita la possibilità di ottenere una borsa e giungere al completamento della sua formazione specialistica. Questa è una stortura tutta italiana che spesso porta i giovani colleghi alla sottoccupazione, a lavori diversi o ad emigrare. Al pari dei giovani colleghi specialisti che non trovando la possibilità di lavoro in Italia per il predetto blocco del turnover, emigrano cercando fortuna in altre nazioni. Colleghi per i quali lo Stato, noi tutti, abbiamo investito 150 mila euro e che, in maniera inopinata, abbiamo messo a disposizione gratuita delle altre nazioni.

Il medico ha difficoltà etiche a fare sciopero ma quando è a rischio l’assistenza sanitaria, quando gli scarsi finanziamenti non garantiscono di poter operare secondo scienza e coscienza, quando non c’è attenzione alla categoria, allora lo sciopero diventa sacrosanto.

 
 

Ultimo aggiornamento

2 Dicembre 2018, 04:34